209 miliardi di euro. Non proprio bruscolini.
Nelle stanze di Bruxelles l’Italia ha chiesto ed ottenuto i quattrini necessari a riaccendere i motori della sua debole economia.
Ma ha pure contratto con i 26 condomini un debito di credibilità che - se disatteso - ci relegherà al di fuori del perimetro di ogni futura discussione politica. Questa montagna di soldi va utilizzata con senso di responsabilità e con grande visione strategica.
Infrastrutture, digitale e ambiente, d’accordo; ma anche e soprattutto opere idonee a simboleggiare un ritrovato protagonismo italiano.
Perché non costruire il porto e l’aeroporto più grandi del mondo? Perché non affascinare l’intero Pianeta con opere ferroviarie a tecnologia futuribile in stile hyperloop?
Si tratta di interventi mirati che generano indotti economici impressionanti.
L’Europa ha fatto la sua parte. Ora tocca a noi dimostrare che siamo un Paese capace, affidabile e visionario.
E che ha voglia di lasciarsi alle spalle la lunga stagione dell’inefficienza e dello spreco.